- Licenziarmi!... voi!... e si mise a ridere sardonicamente.
- Signora Dorotea, uscite!... gridai - uscite, vi dico! - indicandole la porta.
Ella si pose a ridere più forte.
- Se siete pazza vi compiango; ma viva Dio, se non avete perso il senno, vi rompo il muso, e accompagnai le parole col gesto.
La sguaiata allora si mise ad urlare come una ossessa.- Aiuto! gridava, aiuto! mi vogliono battere!
Alle grida accorsero varie monache, le quali cercavano la cagione di quello schiamazzare. Tentai di parlare: mi fu impedito da quella trista monaca, che con urla assordanti diceva avere io bestemmiato Dio, percossa lei e simili fandonie. Fortunatamente intervenne la badessa, la quale intimò per più volte il silenzio, e alla fine l'ottenne. Allora potei giustificarmi.
La badessa mi condusse seco, mi rimproverò aspramente, dette ragione alla conversa, e m'ingiunse, che non avessi ardito suscitare ulteriori scandali, chè mi avrebbe punita severamente. Questo linguaggio mi spiacque; ma soggiunsi che se doveva rassegnarmi al mio destino, mi si togliesse dal fianco quella donna, altrimenti gli scandali sarebbero scoppiati più forti.
La zia si ostinò; io più ostinata di lei, replicai, che se non mi levava quella conversa, avrei rinnovato dolorose scene, e fin da quel momento ne chiamava essa sola responsabile.
Suo malgrado la zia dovè piegarsi alle mie esigenze, e presi meco Elisa. Tutte le monache ci ebbero gusto. Dorotea scornata dovè battere la ritirata, e tutto il monastero fu in festa.
Debbo confessare il vero.
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Dorotea Dio Dio Elisa Dorotea
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