Elisa era d'un carattere semplice e buono, e con essa passai giorni più lieti.
In questo periodo venne a visitarmi mio padre; semplice visita di convenienza. Più tardi vennero mia sorella e suo marito. A questa narrai le mie ambascia, e tanto essa che mio cognato mi promisero di non sacrificarmi, ma tal promessa mi fu fatta con parole così fredde, che poco o nulla mi rassicurarono.
Quindi ebbi altra visita. La madre di Arturo. Povera donna, nel vedermi si mise a piangere come un fanciullo, Non mi fu concesso di esser sola. In mia compagnia aveva la conversa, e la priora. Per buona sorte, la priora fu chiamata, e restai guardata dalla sola conversa. Di lei non mi ritenni, e domandai all'afflitta madre le nuove di sua famiglia. Mi narrò che mio padre, dopo la morte di Arturo, le aveva fatta la più terribile guerra, che era stato la causa che fosse messo in disponibilità suo marito, e trovandosi privo di soccorsi si era ritirato a Chieti suo paese nativo, dove aveva piccola possessione, insufficiente però a soddisfare i propri bisogni. - Disse che era venuta a darmi un addio, di rimettermi nella volontà del Signore, e mi lasciò sperare che Celso non mi avrebbe dimenticata. Mi disse pure che mio padre viveva con una concubina, che facilmente avrebbe sposata. Soggiunse ancora che io era designata a vestire l'abito monacale, e mi fossi data pace.
Questa rivelazione gettò la desolazione nell'anima mia. Disperata ormai, non vidi più campo di salvezza. Invocai la rassegnazione: ma invano.
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Arturo Arturo Chieti Celso
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