Era costui insomma il predestinato a convincere le fanciulle recalcitranti, ostinate, e ad insinuar loro la volontā di abbracciare la vita claustrale.
Giunta nel confessionale, m'inginocchiai, disponendomi a dirgli, come č consueto, le colpe commesse.
Esso, invece mi fece sedere, rivolgendomi la domanda, se mi facessi o no volentieri monaca.
- No, risposi, son qui per pochi mesi.
- E perchč non farvi religiosa? Perchč amare il mondo, il quale non offre che vane pompe ed illusioni continue? Ove si cerca invano la pace del cuore? - Invece qui l'anima si pasce continuamente nel delizioso pensiero del cielo; qui non vi sono nč dolori, nč affanni. Qui trovasi la vera, la sola, l'unica felicitā.
Intanto io, giā stanca della zolfa pretesca, vagava chi sa dov'e col pensiero, e le mie dita si divertivano col nastro del mio grembiale, quando il reverendo, accortosi della mia astrazione, interruppe il sermone, e mi disse:
- Che ne dite, dunque voi?
- Di che cosa? risposi scuotendomi.
- Di che cosa? Oh! non avete inteso quanto ora vi ho detto?
- Ma padre mio, una volta che io non mi sento la volontā di farmi monaca, a che ripetermi gli elogi di questo stato? Ben per esse se ci stanno bene. Io per me prescelgo l'inferno del mondo, al paradiso dei conventi.
Il prete si morse per rabbia le labbra; ma impassibile continuō:
- Il vostro linguaggio non č quello che addicesi a fanciulla appartenente a nobil casato. Le vostre parole offendono la somma bontā di Dio, il quale si č degnato chiamarvi nella sua santa casa, per farvi sua sposa, e liberarvi dalle unghie de' profani.
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Dio
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