- Le parole confortanti delle dame che mi accompagnavano, la curiosità del popolo accorso, mi aveva così confusa che io non sapeva più in qual mondo mi fossi.
Arrivata all'altar maggiore, mi genuflessi per pochi istanti insieme alle dame di mia compagnia, il cardinale funzionante stavasene seduto. Inginocchiata dinanzi ad esso, mi fu recisa una ciocca di capelli.
Uscita di chiesa, seguita sempre dalla processione, dalla banda, dal suono delle campane, mi avviai alla clausura. L'aria risvegliò i miei sensi intorpiditi e scorsi un giovane che mi guardava fissamente. - Io pure gli ricambiai un potentissimo sguardo, uno di quegli sguardi capaci di narrare una storia intiera. Il giovine mi seguì... Era pallido, costernato... faceva di tutto per avvicinarmisi... Un altro mio sguardo gli disse, che ogni sforzo era inutile, che bisognava rassegnarsi.
Giunta alla clausura fui spogliata degli abiti ricchi che indossava, e vestita da monaca. - Quando poi in veste nera fui tratta al finestrino per indossarmi lo scapolare, e quando la badessa, pallida e tremante, fu sul punto di recidermi la mia bella chioma, una voce tuonò:
- Fermatevi! Non commettete un delitto!
Si fece un silenzio di morte. - L'abbadessa lasciò cadere sui fianchi le mani inerti. Una monaca gliele sollevò. La povera donna era in uno stato di sfinimento. - La stessa voce gridò:
- Costei è una vittima, salviamola!
Nessuno si mosse, tutti tacquero: l'abbadessa incoraggiata, pressata dai preti, animata dalle monache strinse le forbici, e la chioma fu recisa.
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