Più d'una volta mi fu dato trovare pel convento, smarrite, delle letterine, che questa o quella mandava a questo o quel chierico o prete e viceversa, piene zeppe di parole che la modestia m'impone di tacere.
L'abbadessa stessa nell'occasione di una fiera malattia venutale per abbondanza di sangue, più d'una volta perdendo l'uso della ragione, diceva:
- Vieni qua al mio seno... frena questi palpiti del mio cuore! Non senti quanto ti amo, ingrato! barbaro! e hai avuto il coraggio di tradirmi... Dopo avere dilettato i tuoi sensi, dopo averti dato tutta me stessa e corpo ed anima, tu ti sei dato ad altra donna, e l'hai impalmata! Che Dio vi maledica entrambi!
Seppi che nei primi tempi della sua reclusione, ebbe amore con un medico, il quale poscia sposò altra, e dimenticò la prigioniera.
Adempiendo ai miei doveri di sagrestana, mi accorsi che un chierico non mi levava gli occhi da dosso. Conobbi che nutriva per me un amore imperioso. Io cercava sempre schivarlo; ma talvolta era impossibile; egli era così destro, che sapeva or con una scusa, or con un'altra quasi sempre essermi al fianco. Un dì, colto il destro di non esser veduto da alcuno, ad un tratto, mi si precipita ai piedi, mi prende una mano, e ratto la cuopre di baci. Repente la ritirai, scostandomi; ma esso in ginocchio:
- Pietà, diceva, pietà di un infelice che vi ama d'un amore ardentissimo.
E piangeva dirottamente come un fanciullo.
- Pietà! replicava, se mi negate amore, voi mi uccidete.
In quel momento, quel disgraziato mi suscitò compassione.
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Dio
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