Mi appressai ad esso, lo sollevai da terra, gl'imposi di calmarsi, di asciugare le sue lacrime che abbondanti gli scorrevano sul volto.
- Io farò tutto, diceva, ma dite prima che mi amate.
- Giovinotto mio, gli risposi, quando si è presi da una furente passione, le nostre facoltà sono impossibilitate a ragionare. Calmatevi, e vi risponderò.
Il chierico operò un prodigo. Richiamò tutto il suo sangue freddo, ed acquistò in un attimo la consueta calma.
- Dunque voi non mi negate il vostro cuore?
- Prima vi piaccia rispondermi a quanto vi sarò per dire. Conoscete un certo Celso B., studente pel passato di legge, e che forse ora sarà laureato?
- Io conosco questo tale, ma è medico chirurgo.
- Come!
- Si, è medico chirurgo! replicò. - Lo conosco bene.
- Badate che potreste sbagliare
- Non isbaglio. Non è parente di A... che anni sono era impiegato a Napoli, quindi rimosso per opinioni politiche, il quale aveva un figlio ufficiale di cavalleria e morto miseramente nel fiore dell'età?
Povero Arturo!
E levandosi il fazzoletto se lo pose agli occhi.
A tale narrazione restai senza moto. Per pochi minuti non fui capace di articolare una sillaba.
Egli continuò:
- Non vi dispiaccia il mio turbamento. Le care rimembranze mi commuovono talmente, che mi è impossibile resistere.
- Non vi rincresca dirmi, come conoscete... Arturo... e Celso.
- Siamo stati compagni di scuola, e abbiamo sempre conservata una vera e sincera amicizia, talmentechè più che compagni ci siamo amati come fratelli.
- E Celso lo vedete mai?
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