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      L'abbadessa aveva intimato la santa obbedienza ad una monaca per non so qual cosa. La monaca fece la sorda. Indispettita la superiora al disprezzo del suo ordine, sgridò fortemente la recalcitrante, e questa più indispettita, le vibrò un pugno nel capo, e la stramazzò a terra.
      E non è il solo caso questo che una monaca si rivolti alla sua superiora; accadono spesso delle lotte, delle scene bizzarre, nauseanti, tristi, che non cedon punto alle risse suscitate nelle piazze da donnaccie miserabili e semibriache.
      Da più di sei anni io trascinava una vita lenta, monotona, e scoraggiante. Mio padre raramente mi facea visita. Più spesso vedeva mia sorella, ma la loro vista più che un bene, un cordoglio amaro mi recava, risvegliando nel mio petto il desiderio della perduta libertà, e le dolci memorie di un amore infelice.
      Le tante sconcezze che accadevano in un luogo, che avrebbe dovuto essere un esempio continuato di ogni virtù, mi rendeva insopportabile l'esistenza, e più volte tentai di abbreviarla, e l'avrei fatto, se Celso non mi avesse fatto intravedere un debole filo di speranza.
      Il povero chierico, ora prete, mi recava sempre consolanti nuove. Eran queste che sollevavano le tante amarezze della mia anima.
      Intanto infermatasi la priora, fu cercato il medico, che per causa di malattia non potè venire e in sua vece venne Celso, il quale era entrato supplente.
      Io che ignorava il tutto, fui sorpresa e mancò poco che non cadessi, allorchè lo incontrai nel dormitorio. Mi feci animo, e volli, unitamente ad altre monache, accompagnarlo.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





Celso Celso