La morale e la civiltà ha due maniere di agire una a Roma, ed una a Parigi, o a Torino? le leggi eterne del vero e dell'onesto subiscono variazioni in ragione dei diversi paesi e dei diversi costumi, dei diversi uomini preposti ai governo di essi.
A valido sostegno di queste asserzioni, io voglio portarvi un'autorità a cui voi certamente chinerete senza esitazione riverente il capo; voglio addurvi un brano della famosa enciclica di Gregorio XVI pubblicata nel 1832, che certamente non è un monumento di dottrine liberali, e molto meno naturaliste o eretiche. Egli dice in nome di s. Gelasio (notate di quel santo papa che opinò dovere la Chiesa stabilire la divisione dei due poteri spirituale e temporale) (8).
«È confidato al papa il potere di pesare i decreti dei canoni, di apprezzare i regolamenti dei suoi predecessori per temperare dopo un esame conveniente quelli i quali la necessità dei tempi, l'interesse della Chiesa chieggono qualche miglioramento». Ora vi chieggo, trovereste voi in queste parole qualche cosa di dubbio sulla licitezza della modificazione dei canoni? a noi sembrano abbastanza chiare e limpide. Ma voi ci dite: dappoichè il sommo pontefice ha creduto nella sua coscienza non potere temperare alla necessità dei tempi, e all'interesse della Chiesa quei regolamenti e quelle dottrine, e poichè il fatto fu fatto, nessuno ha il diritto d'imporre la propria opinione al capo supremo della cristianità col far revocare un proprio atto. Con questa ingegnosa scapatoja voi venite a sostenerci la funesta teoria dei fatti compiuti in sostituzione della morale e dei principj chiesti ad una sol voce da tutte le menti illuminate e da tutti i teologi che sanno alzarsi al livello dei loro tempi.
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