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      Io vi concedo che nessuno ha il diritto di far revocare al papa una sua disposizione, specialmente quando ha rapporto ai canoni, ma non vi posso accordare che non si debba riconoscere, non che un diritto, ma un obbligo sacro dei teologi e dei pubblicisti, a cui sta a cuore l'onore della religione che professano, il somministrare le ragioni per le quali si crede suprema necessità dei tempi, interesse vivissimo della Chiesa cattolica, armarsi il sovrano pontefice di quelle armi istesse che gli accorda la Chiesa, per distruggere o modificare dottrine, che sollevano l'indignazione della pubblica opinione, e che sono per se stesse atte a produrre scissure nel seno istesso del cattolicismo e minacciare terribili conseguenze. E se voi mi dite che il fatto nostro non è di tal calibro da temere cotanta sciagura, io ammiro il vostro sangue freddo, nell'essere imperturbabile alle più solenni proteste e dichiarazioni di tutta Europa. Ma coll'avversare come voi fate a così unanime e discrete inchieste, voi servite mirabilmente all'odio e a quella intolleranza fanatica, per tutto ciò che non appartiene alla vostra scuola, e che traspare da ogni vostro cenno.
      Voi dite che hanno mal garbo a pretendere che si modifichi la legislazione a comodo della gente giudaica, e sono singolarmente strani, quando intendono di sottrarsi a furia di lai pietosi, di chiacchiere giornalistiche d'insistenze più o meno rispettose dalla parte dei Rabbini, di Giudei, Giudaizzanti e di quella turba di scredenti, i quali purchè si faccia onta alla Chiesa ed al supremo suo capo, farebbero comunella non che cogli Ebrei e coi Turchi, ma col Diavolo.


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Roma e la opinione pubblica d'Europa nel fatto Mortara
Atti documenti confutazioni
di
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