Che gli auto-da-fè, le persecuzioni religiose di Francesco I, di Luigi XIII, di Enrico III, fecero perdere al cattolicismo quanto e più la riforma acquistò proseliti; prendete alla mano quelle terribili istorie e vedrete quanto la chimera dell'unità costò sangue, reazioni e feroci rappresaglie. Ciascuna dottrina voleva sostenerlo alla sua volta col sangue, e spiegando, come fate voi ora, il ridicolo argomento del numero, le lotte si perpetuavano, le maggioranze opprimevano, uccidevano le minoranze, la ragione, la libertà di agire, di pensare in materia religiosa, era un fantasma che ad alcuni, come agli uomini della vostra scuola, movea lo scherno, ad altri l'ira, le vendette, la persecuzione.
Se voi voleste per poco porvi innanzi alla vostra coscienza libera, nuda da qualunque considerazione umana che vi lega alla vostra setta, ai vostri patti, ai vostri giuramenti, dinanzi a questo tribunale terribile e inesorabile, soli, concentrati, esaminando il vero stato delle cose che voi disputate, oh! non interpretereste così falsamente, o malignamente il giudizio imponente dell'opinione pubblica, commossa alla violenza di Bologna, non erigereste questo crimine all'altezza di una virtù, a un atto di coscienza suggerito da Dio; non tentereste col mezzo della severità, dell'insistenza, dopo aver portato il dolore, la desolazione nella famiglia del piccolo neofito, non tentereste, dico, di violentare la coscienza del padre, come fece a Roma, inspirato dalle vostre dottrine il Rettore dei Catecumeni, e come fanno ora i vostri compagni di setta e di fanatismo, dirigendogli continuamente da Roma e da Torino, lettere sparse di miele e di veleno, per torturare l'anima di questo infelice padre.
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