Io vi sarò riconoscentissimo se vorrete ammettere in una de' vostri vicini numeri la nota seguente.
Il Concistoro centrale degl'Israeliti di Francia, giustamente commosso da ciò che si è passato a Bologna, ha fatto pervenire all'imperatore un indirizzo per sollecitare il suo intervento in favore delle vittime di questa violazione dei diritti della coscienza e della famiglia, compiuta quasi sotto gli occhi de' nostri soldati e all'ombra della nostra bandiera.
Vogliate ricevere in anticipazione i miei ringraziamenti, con l'assicuranza della mia considerazione la più distinta.
AD. FRANK.
V.
RICORSO fatto dal Concistoro centrale degl'Israeliti di Francia
all'imperatore Napoleone III.
Il Concistoro centrale degl'Israeliti di Francia implora l'appoggio di V. Maestà in favore di una famiglia straniera, vittima di una violenza odiosa che si compiva or son due mesi circa, quasi all'ombra del nostro glorioso vessillo e sotto gli occhi de' nostri bravi soldati. Il 31(25) giugno, nella città di Bologna, gendarmi pontificii accompagnati da un agente di polizia penetravano presso un sig. Mortara, negoziante israelita, e col mezzo della sorpresa e del terrore, seguita ben tosto dalla desolazione di quella pacifica famiglia, gli rapirono suo figlio dell'età di sei anni per rimetterlo fra le mani dell'inquisitore.
Cosa era dunque avvenuto per motivare una tale pena? Una servente aveva dichiarato che due anni prima vedendo il giovane Mortara in pericolo di morte, gli avea amministrato il battesimo. Ciò bastò nel pensiero degli agenti del governo romano, trascinati senza dubbio da uno zelo cieco, per togliere il fanciullo alla tenerezza della sua famiglia e alla fede de' suoi padri.
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