Il che ci obbliga(27) a rispondere e dimostrare loro, esser benissimo permesso ad un cattolico di non approvare niente affatto ciò che è avvenuto a Bologna, appoggiandosi non solo alla ragione, ma ai principii stessi della religione, e di rifiutare, per quanto è possibile, una sì trista solidarietà.
Non è mestieri lasciar credere a' nemici della Cattolica fede, che la legge che ponno impugnare contro di noi sia essenziale alla Chiesa, che derivi necessariamente da' suoi principii, e che non si possa cangiare. Provare il contrario, è far servizio alla religione.
FATTO MORTARA
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Un caso deplorabile fu ad un tratto divulgato. I pubblici fogli se ne sono occupati e ne hanno fatto l'oggetto delle loro discussioni. Il pubblico è stato vivamente commosso. Ecco ciò che avvenne negli Stati romani.
Una famiglia israelita stabilita a Bologna aveva al suo servizio una fantesca cristiana. Uno de' fanciulli della famiglia ammalò, e trovandosi senza speranza di guarigione il battezzò. Dopo qualche tempo venutone fuori rumore, l'autorità ecclesiastica fece rapire il fanciullo, che fu condotto a Roma, e rinchiuso nell'ospizio dei Catecumeni. Ciò non accadde senza resistenza; giacchè una corrispondenza di Bologna, inserita nell'Univers, confessa che vi ebbe allora una esplosione di dolore. La famiglia fece presentare una Memoria al governo pontificio, ma invano. Tutti conoscono oggi il nome di questa famiglia, e il fatto che ora rammemoriamo.
Sembra a noi che sarebbe stato ben facile il prevedere che un tale fatto potesse divenire di pubblica ragione; bastava che un giornale ne parlasse perchè tutti il ripetessero, e non era difficile, secondo noi, il presentire l'impressione che doveva risultarne.
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