«Il dovere del magistrato in uno Stato cristiano, dice egli, è di sottrarre il fanciullo alla influenza della famiglia (Univers, 24 ottobre). Così in uno Stato cristiano la Chiesa potrà comandare al magistrato di rapire alla sua famiglia un fanciullo battezzato, e il magistrato dovrà obbedire a questa ingiunzione. Io dimando non è questa la subordinazione del potere civile all'autorità spirituale? Giacchè è ben evidente che se la Chiesa può comandare in questa occasione al potere temporale per un motivo d'interesse religioso, ella lo potrà tutte le volte che questo interesse sarà seriamente in questione. A dire il vero non ci sembra che queste massime possano lungo tempo prevalere nel nostro paese; ma non è a temere che sostenute da un giornale che ha per missione di propagarle, non acquistino credito presso il clero, e non lo costituiscano in uno stato pericoloso di opposizione con la società e il potere civile? E come questo medesimo clero difenderebbe efficacemente i suoi diritti s'egli pretendesse usurpare quelli della potestà temporale?
Tutti quelli che hanno dovuto difendersi contro l'azione del potere secolare, hanno invocato questo grande principio della Chiesa gallicana, la distinzione dei due poteri e della loro indipendenza nella loro sfera rispettiva. «Il cristianesimo, diceva non è molto il venerabile arcivescovo di Friburgo, ha proclamato il principio della distinzione fra il potere spirituale e il potete temporale. Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio». Allora due grandi ordini hanno diretto la società: La Chiesa e lo Stato.
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