Ecco come si esprime quel magno Pontefice. Dopo di aver detto che Cristo comanda perfino di odiare in certi casi i genitori e la moglie stessa, quando pure l'Apostolo avea prescritto l'amore a questa e l'onore da portarsi a quelli; chiede a sè medesimo: Numquid aliud iudex nuntiat, aliud praeco clamat? e soggiunge e risponde: Mai no! l'uno non ripugna all'altro comando, tanto solo che sappiasi discretamente distinguere caso da caso: Utrumque agere per discretionem valemus. Dobbiamo amarli fin che, come ci sono congiunti di sangue, ci sono altresì di fede; ma come tosto ci divengono avversi e ci si fanno inciampo nella via di Dio, ci è uopo fuggirli, come cui odiamo: Eos qui nobis carnis cognatione coniuncti sunt et quod proximos novimus, diligamus: et quos adversarios in via Dei patimur, odiendo et fugiendo nesciamus. Questo è il separare che Cristo fece i congiunti; questa è la spada che egli gittò tra loro; e se non è questo, noi non vediamo quale altro senso possano avere le parole registrate in S. Matteo. Se i filosofi umanitari i e volteriani, come a precetti troppo duri, non ci si sanno accomodare, tal sia di loro: veggano di acconciarsi col Talmud o col Corano; che per fermo l'Evangelio non fa per essi. Solo li pregheremmo di lasciare in pace quei che ci credono, e non rifuggono, colla divina grazia, di praticarlo, persuasi siccome sono che Cristo può ben comandare cose perfette ed ardue, impossibili e molto meno ingiuste, non può giammai. Ma seguitiamo a parlar coi Cattolici.
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