Nel quartiere, questa sua bizzarra professione di fede - in apparenza cosí contraria all'arte sua - e un certo metodo di vita fuor del consueto, e la sua maniera di vestirsi negletta e antiquata, gli aveano meritato il soprannome di filosofo, che, come tutti sanno, per certa gente dabbene equivale a poco meno di matto.
- Che cosa mi comanda? - diss'egli al giovine che la Caterina gli veniva presentando.
E, volgendosi a lei, soggiunse:
- Ho bisogno di lei - cominciò lo sconosciuto - per un affare delicato... assai delicato.
Il professore all'accento turbato di quella voce, all'espressione misteriosa di quelle parole alzò fieramente la testa e corrugò la fronte. Un sospetto oltraggioso gli aveva attraversato la mente.
- Spero, - diss'egli fissando i suoi occhi penetranti in faccia allo sconosciuto - spero che ella non sia venuto a chiedermi una cosa illecita.
Ma l'altro, prima che il professore avesse terminato, senz'ascoltarlo, soggiungeva:
- E sono pronto a qualunque sacrificio pecuniario per ricompensare degnamente l'incomodo che ella dovrà prendersi.
- Le ripeto, signore, che io sono pronto a prestar l'opera mia quand'essa non debba essere contraria alle mie abitudini...
- L'opera che io son venuto a chiederle è né piú né meno che quella della sua professione
- Quand'è cosí - sclamò il professore rovesciando indietro la le coltri e mettendo le gambe fuori del letto - siamo bell'e intesi.
- Però, l'incomodo ch'ella dovrà prendersi, - replicò il giovane risolutamente - è forse superiore a quello che s'immagina.
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Caterina
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