Dopo aver battuto il lastrico per dieci minuti la carrozza si fermò un istante; e quando ripigliò la corsa, il rumore sordo delle ruote su un terreno molle di fango avvertí il professore che si era varcata la porta della città.
Allora - cessato il rumor delle ruote - primo a rompere il silenzio fu lo sconosciuto; il quale con una di quelle domande oziose, che non servono ad altro che ad avviare un discorso, gli chiese:
- Come va, professore?
- Bene! - rispose questi - Oscuramente bene!
- Sa ella che sono stato già da due altri chirurghi che non hanno voluto accettare?
- Lo credo - rispose il professore ridendo - C'è chi ha paura; c'è chi crede offesa la propria dignità di chirurgo ostetrico. Essi dicono d'essere inviolabilmente segreti come il confessore, e pretendono di venir considerati come tali.
- Sarà benissimo; - osservò il giovine - ma v'hanno dei peccati a questo mondo che non si vorrebbero dire neppur al confessore...
- Naturalissimo. Principalmente i peccati veniali. Ci sono delle debolezze che fanno piú vergogna a noi stessi... che non un delitto... dato che fossimo capaci di commettere un delitto.
La conversazione, nutrita di filosofia e di morale, continuò cosí una buona mezz'ora, finché una troppo rapida svoltata della carrozza per poco non fece cozzar l'un contro l'altro i due viaggiatori. Il legno fu lí lí per dar la balta; ma, ripigliato fortunatamente il suo centro di gravità, continuò per piccolo tratto ancora la sua corsa precipitosa, passò sotto un androne selciato, e si arrestò in un luogo aperto, che dovea essere necessariamente il cortile d'una casa.
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