Anche sulla messa di Emilio non dirò che poche parole.
Egli vestiva con una semplicissima eleganza; né avrebbe potuto far altrimenti, giacché, come vi ha della gente che neppur il primo sarto dell'orbe terracqueo riuscirebbe a vestire con garbo, ve n'ha anche di quella a cui ogni abito sta dipinto...
Emilio era appunto cosí.
Senonché bisogna sapere che da qualche tempo s'era fatta una grande trasformazione nella sua maniera di vestirsi. Soltanto un mese prima, a dispetto della nativa eleganza, i suoi abiti troppo democratici lo avrebbero fatto scambiar da lontano per un mascalzone.
Ora invece si vedeva a prima vista il gentiluomo. Le sue mani, che prima di allora non avevano mai fatta conoscenza coi guanti, s'erano decise a calzarne qualche paio. Il suo capo, che non era mai stato coperto da altro cappello che di feltro a larga tesa, s'era già assuefatto al cilindro, il quale quantunque orribile, è però sempre il cappello della gente educata, che non stia per andarsene in campagna.
Contuttociò - ripeto - sue mani, piccole, bianchissime, colle unghie rosee e irriprovevoli, a dispetto di quella totale assenza di guanti, faceano fede ch'ei ne aveva sempre avuta una cura speciale; quanto al cappello di feltro è certo che faceva risaltare la maschia e poetica bellezza de' suoi nobili tratti, piú che il ridicolo cilindro.
- Amici - diss'egli con un gesto sublime - ho una notizia strepitosa da darvi. Aprite le orecchie ed esultate. Quella sgualdrinella, che sulle carte di tarocchi è rappresentata cogli occhi bendati, in cima di una ruota, ha avuto finalmente la buona ispirazione di interessarsi de' fatti miei.
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Emilio
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