Ma quell'allegria fu di cortissima durata.
Teodoro s'arrestò di botto collo sguardo fisso all'uscio della bottega che si schiudeva.
Un uomo di aspetto sinistro, con due ignobili baffi cadenti sul mento rasato, seguito da due guardie di polizia entrò nella bottega.
Teodoro aveva abbandonate le mani di Gustavo, e stava per fuggire...
Un pensiero lo arrestò: diede un'occhiata sublime ad Emilio, che non s'era accorto di nulla, e andò incontro al commissario.
- Ella cerca forse di me, non è vero?
- Sí signore. Lei è il signor Teodoro Frenzi?
- Per servirla.
- Allora mi rincresce di doverle dire che deve seguirci perché abbiamo l'ordine di...
- Lo so; - interruppe Teodoro.
Poi voltosi a Gustavo che aveva capito tutto, e stava già per parlarne ad Emilio, disse:
- Fallo venir di fuori.
E s'avviò per uscire.
Il commissario gli tenne dietro, seguíto egli stesso da Emilio e da Gustavo che spiegava la cosa all'amico.
- Come si può fare, per non incomodarsi? - chiese Emilio al commissario - Pago io per lui.
- Lei, signor Digliani? - sclamò il commissario squadrandolo dal capo alle piante.
- Sí io, se le accomoda; - rispose Emilio.
- Nulla di piú facile. Si accompagna il suo amico alla polizia, si fa una dichiarazione, si versa il danaro, e il signor Frenzi è libero come un uccello dell'aria.
- Andiamo dunque; - disse Emilio - Tu va con loro, io ti raggiungerò fra poco.
E abbassata la voce continuò:
- Bada ad esser docile, e a non farne qualcuna delle tue, che non avessero a pigliar qualche pretesto per andar a casa a farti una perquisizione.
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