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      Ma Emilio non era un trovatello da romanzo;... era un trovatello degno del suo tempo.
      Mi spiego.
      Uno dei caratteri e dei meriti piú spiccati del nostro tempo è quello di aver dato lo sfratto a tutti i pregiudizii di nascita e di casta. Il giovine che entra nel mondo sa che ormai i suoi concittadini aspettano a giudicarlo da quello che egli è, non dai meriti o dai delitti de' suoi maggiori. Le quistioni di nascita con tutti i loro effetti sono sbandite. I romanzi che fondano tutto il loro interesse e il loro prestigio sulla desolazione del loro protagonista abbandonato da padre e madre, non devono piú trovar eco nella nostra età di giustizia e di buon senso. L'Emile di Girardin, per esempio, adesso o è un assurdo, oppure è la fisiologia di un'anima ammalata per eccesso di sensibilità.
      L'amore figliale in astratto, è uno dei piú falsi sentimentalismi onde i romanzieri della scuola passata hanno empito i loro assurdi romanzi di ragazzi abbandonati e di figli del mistero. L'amor figliale in astratto non esiste. Una madre e un padre non si amano se non quando si conoscono; ed io non ho mai seriamente creduto a quegli spasimi di figli che non vivono che per cercare la loro madre che li ha crudelmente abbandonati.
      Certo che se un trovatello udrà parlare di una madre potrà sentirsi rimescolare il sangue, e proverà nel cuore un desiderio fortissimo di conoscere la sciagurata che gli diede la vita per lasciarlo in balía della fortuna; e forse, perdonandole in cuor suo, capirà che potrebbe amarla ancora, se ella, uscendo a un tratto dal segreto che l'avvolge, gli si presentasse dicendo: io sono tua madre.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





Emilio Emile Girardin