- Sia; - disse Piertini alzandosi e andando allo scrittoio - ma per l'ultima volta.
E aperto un cassetto ne levò il biglietto della lotteria e soggiunse:
- Bisogna dire davvero che egli sia nato sotto buona stella. Se tu Emilio non vincevi alla lotteria di Francoforte, non so come l'avremmo liberato. Avevamo in cassa soltanto due lire e quarantasei centesimi... Ecco; - soggiunse poi rimettendo ad Emilio il suo prezioso biglietto - quello che avrei fatto io, uscendo di casa, fallo tu. Leva la somma che abbisogna a liberar Teodoro, leva la tua metà, poi leva anche il quinto per la baldoria... Il resto... riportalo qui che lo metterò in cassa, o lo porterò alla Cassa di Risparmio dove sarà piú sicuro...
- Va bene; - disse Emilio mettendo in tasca il biglietto.
- E bada sopratutto non avvenga... ciò che ti persuase a lasciarmelo qui ieri.
- Non c'è pericolo; - disse Emilio mettendo la palma della mano sul taschino del farsetto.
- Ora, giacché siamo in tale argomento, - ripigliò Niso sdraiandosi nella sua sedia - propongo, che alla prima corbelleria che fa Teodoro, s'abbia a farlo uscire dalla società. Lo statuto dice bensí: ciascuno per tutti e tutti per ciascuno; ma quando s'abusa soltanto della seconda parte di esso, e non si mostra di conoscerne la prima, ci dev'essere permesso di far valere gli altri articoli dello statuto.
Cosí dicendo avea levato da un altro cassetto del suo scrittoio uno scartafaccio manoscritto e andava carteggiando per cercarvi un punto da leggere:
- Se per tre anni di seguito - continuava - un dei sette non avrà recato alcun vantaggio materiale o morale alla società, in modo che se ne possa ragionevolmente arguire essere egli inetto fisicamente o moralmente al bene di essa, potrà essere espulso e surrogato da un nuovo socio.
| |
Piertini Emilio Francoforte Emilio Teodoro Cassa Risparmio Emilio Emilio Niso Teodoro
|