- Oh non può essere, caro nonno; ha mangiato pochissimo.
Il conte Gerolamo che aveva udito il dialogo voltasi a sua moglie chiese:
- Dove?
Obbligata a rispondere anche a suo marito, Cristina non potè che continuare nella sua finzione.
- A casa; - disse coll'aria indifferente di chi vorrebbe troncar su quell'argomento.
- A casa nostra?
- Ma sí! - ripetè Cristina con impazienza.
- Ed io non ne so nulla?
- Eri al club - continuò Cristina, ridendo a fior di labbro.
- Non m'hai detto nulla; - insisteva il conte.
- Oh sta vedere che si dovranno dire al marito tutti i pettegolezzi...
E per troncare si volse a parlare di tutt'altro col vicino di sinistra.
Noemi intanto avea diretto di fianco la parola a suo marito come per tenerlo a bada. Ma Cristina aveva veduto che coll'orecchio vigile aveva tenuto dietro con una specie di ansia angosciosa al suo discorso.
Il sorriso sinistro di poco prima si dipinse di nuovo ne' suoi occhi.
Era di gioia, di speranza o d'invidia?
Cristina Firmiani aveva sortito da natura degli istinti perversi. La cupidigia e l'invidia, due dei piú brutti peccati che infestino la misera umanità, avevano trovato nel suo cuore un comodissimo nido. In altre circostanze, con un altro marito, senza quel continuo barbaglio che le facevano dinanzi agli occhi i milioni del nonno, Cristina sarebbe forse stata una donna rispettabile ed una buona moglie. Cosí ella si trovava, quasi senz'avvedersi, sulla china fatale che rende infami e spregevoli le creature di Dio.
Dal giorno che aveva sposato il Firmiani ella s'era sentito crescere a poco a poco in cuore i suoi malvagi istinti.
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