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      Va al corso per incontrarla... trascura per essa la propria amante.
      Finalmente un bel giorno trovandosi a caso in una bottega di guantaia, la vede entrare... bella come il solito, elegante... modesta...
      È tale la sua emozione che gli tocca di sedersi.
      La signora senza far mostra di accorgersi di lui, si accosta al banco e con una voce stridula, sgraziata, infelice - una voce che nessuno avrebbe mai sospettato dovesse uscir da quella bocca - chiede alla guantaia, col piú spaccato accento milanese, un paio di guanti del numero sei.
      Il poverino si sente correre un brivido per le vene. I capelli gli si rizzano per la delusione sul capo.
      Quella voce lo rende infelice; e senza neppur volgersi a guardare un'ultima volta quella donna, che fu per qualche tempo il suo ideale, esce da quel luogo. E da quel giorno egli non pensa piú a lei, come se non l'avesse mai osservata.
     
      Emilio partí dunque da casa Firmiani pazzo di amore.
      Cristina quando fu sola con Noemi le chiese di suo marito. Questo brusco richiamo alla sua vita abituale la commosse al punto che non potè trattener le lagrime.
      La cugina si pose a consolarla con quelle ragioni che non hanno mai consolato nessuno appunto perché sono ragioni. E per quel giorno la cosa restò li. Ma da quel giorno fu decisa la sorte di Noemi.
     
      Pretendere di trovare una maniera nuova di porgere alle mie lettrici i progressi d'un amore in circostanze cosí poco eccezionali sarebbe cosa stolta.
      Noemi rivide Emilio da sua cugina pochi giorni dopo.
      Partendo di là, sentí che l'imagine, i tratti, le parole del giovine le occupavano il cuore.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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