La poverina, pensando forse che non poteva farsi perdonare il suo fallo che coll'intensità, e la eternità del suo amore, provava una specie di folle voluttà nell'andar agli estremi.
Triste cosa a dirsi!
Se Noemi fosse stata meno appassionata; se come tante donne avesse saputo frenar i moti del cuore coll'impero della ragione e coi calcoli della convenienza; se infine ella fosse stata meno buona di quello che era, fin dal principio forse avrebbe scongiurato il deplorabile naufragio di tutto ciò che fa bella, calma e stimata l'esistenza d'una moglie.
Emilio era in casa; ma stava per uscirne.
Vedendola entrare, un'espressione di contrarietà si dipinse sulla sua fronte già oscurata da torbidi pensieri.
Noemi si lasciò cadere come affranta sulla prima sedia che trovò.
L'emozione che provava ogni volta che le toccava passar la soglia della porta di Emilio, le aveva colorito le guancie poco prima pallidissime.
Emilio depose il cappello, e stette in silenzio senza abbracciarla, senza salutarla come se la di lei visita gli fosse di noia.
Fu prima la cara donna a rompere il silenzio.
Ella era venuta per chiedere al suo amante la ragione della sua freddezza; era venuta per dargli una prova di tutto il suo amore, era venuta per dirgli che un abbandono sarebbe stato inevitabilmente la sua morte.
Alla prima risposta imbarazzata di lui, la poverina dovette pentirsi amaramente d'esser venuta.
Pure continuò a parlargli dolcemente. Ma dopo dieci minuti di colloquio ella si era alzata per partire di là...
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Noemi Emilio
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