Il contegno turbato, misterioso, inconcepibile di Emilio la rendeva pazza. Ma egli aveva fatto un cenno per trattenerla, e la sventurata si era seduta di nuovo.
Però, come se quel tentativo di rivolta avesse inviperito il mal genio nell'anima del giovine egli aveva continuato peggio di prima.
È impossibile immaginarsi ciò che soffrí Noemi, per conservare l'ultima apparenza di dignità, quella apparenza che una donna non deve mai perdere a costo di morire sul colpo di amore e di angoscia.
La fu una scena di collera... di cui Emilio avrebbe saputo, ma non le avrebbe potuto forse, dir la ragione.
Noemi era uscita di là dicendo queste parole:
- Che Dio ti perdoni il male che mi fai... Cercherò di dimenticarti.
CAPITOLO QUINTO
L'AMORE D'UNO SCAPIGLIATO
Due sere dopo Emilio e Noemi s'erano riveduti in casa di Cristina.
La povera donna sebbene dubitasse che Emilio non si recasse, come erano soliti, dalla Firmiani, v'era andata piú presto del consueto, mal soffrendo la solitudine della sua camera, dove da due giorni aveva tanto sofferto.
Le pareva che la compagnia di Cristina e l'atmosfera del gabinetto dov'ella avea conosciuto il suo amante, dove avea passate tante sere felici nella tacita adorazione dei suoi occhi, le pareva, dico, dovessero diminuirle l'angoscia e darle sollievo.
- Addio, mia cara; - disse Cristina vedendola entrare e andandole incontro col suo solito sorriso impostore - ti ringrazio d'essere venuta per tempo.
E le prendeva le mani con finta cortesia: poi, fissandola un po' negli occhi, seguitò:
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