La Firmiani la andava accarezzando, e le diceva di venir presto, presto...
Emilio in piedi e pensieroso, pareva stesse covando in cuore il rimorso della sua crudele condotta.
Quando Noemi si ebbe cinto il boa intorno al collo, si accomiatarono.
Giunti a capo della scala, il giovane le offerse il braccio per discendere, ed ella si sentí consolare, sperando che ei volesse finalmente stringerle la mano e dirle una parola di conforto e di pace...
Ma Emilio nulla; giacché anch'egli dal canto suo aspettava da lei un segno di amore; aspettava - per dirla in linguaggio da innamorati - ch'ella fosse la prima.
Quando furono sotto l'andito della porta, Emilio abbandonò il braccio di Noemi, e stette a vederla entrare in carrozza. Allora la cara donna non potè resistere oltre, e cedendo al suo cuore, al terrore di dover passare un'altra notte in collera con lui, quando fu seduta, si attaccò all'ultimo, sebbene imprudente, mezzo che le restava, e disse:
- Se la vuol entrare la accompagnerò a casa.
E, certa che Emilio non avrebbe rifiutato, si tirò nel canto con un mesto sorriso.
Emilio ebbe in quel punto un'infernale ispirazione dell'amor proprio, anzi dell'orgoglio.
- No, grazie, madama - rispose egli con voce fredda - non posso; bisogna che vada al caffè.
E auguratale la buona notte, chiuse lo sportello, e disse al cocchiere:
- Avanti.
Noemi, a quel rifiuto ingeneroso, sentí come una mano che le strinse il cuore... e nel primo moto di angoscia, non potè trattenersi, dal picchiar colla mano nel cristallo alzato dello sportello, come una donna che cerca soccorso.
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