Chissà quante magnanime azioni, chissà quanti delitti destati da un moto leggerissimo di questo muscolo cavo, che è il piú grande amico, e il piú grande nemico dell'uomo!
Ed ecco perché Emilio s'avviò al caffè S. Carlo, e non al Martini.
Quando Noemi lo aveva invitato in carrozza, egli aveva risposto: No, bisogna ch'io vada al caffè.
Noemi sapeva che il caffè dove ei soleva andare a mezzanotte era il Martini. Ora, siccome il Martini era precisamente sulla strada che la carrozza doveva percorrere per andar a casa, il pretesto del suo rifiuto non reggeva.
Quando fu solo, col rimorso che gli sorgeva nell'anima, questo ragionamento produsse il suo effetto logico; e quasi per iscusar sé stesso, o per trovar poi una scusa da rispondere a Noemi, quando le avesse rinfacciato quel rifiuto crudele, invece di tenere la stessa strada della carrozza prese per la sinistra verso il caffè S. Carlo.
Quella scusa era frivola, era puerile; chi non lo vede? Ma quanto piú frivola e puerile, tanto piú è preziosa per noi; giacché mostra a quali miserabili appigli si attacca talvolta l'amor proprio per illuder sé stesso, per darsi ragione, per fingere almeno di non aver avuto torto.
- Stolto! - gli gridava da un lato la voce del criterio - Se tu avessi avuto bisogno di andare al caffè S. Carlo, la carrozza di Noemi vi ti avrebbe condotto ugualmente!
- Ma; - replicava quella dell'amor proprio - Noemi avrebbe dovuto allungar la sua strada, il che sarebbe stato un incomodo ch'io non voleva darle.
- Ipocrita! - tornava a gridar la ragione - Incomodo per chi? pel cocchiere? pei cavalli forse?
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