La carrozza da nolo l'aveva aspettata quattro ore alla porta.
Prima di montarvi stette perplessa un istante; poi decise di passar da Cristina e indicò al cocchiere la contrada dove essa abitava.
Giuntavi, trovò che la sua porta era chiusa. Allora si fe' condurre a casa.
Montando le scale, le ripigliò un'ansia angosciosa che suo marito avesse saputo ch'ella non era andata da Cristina; e si fermò sul pianerottolo a pensare che cosa gli avrebbe risposto nel caso che le domandasse dove aveva passata la sera.
Ormai anche la menzogna si faceva necessaria, inevitabile.
Fortunatamente suo marito - come il solito - non sapeva nulla di nulla, non s'era curato di lei. Solo la mattina seguente le chiese come fosse andata la cena da Cristina.
- Bene! - rispose Noemi fingendo di metter ordine a qualche cosa sul camino.
Il nonno pure, quando era entrata a dargli il buon giorno, volle saperne per filo e per segno... La sventurata aveva dovuto inventare perfino dei particolari, mentir tutto, mentire a lungo.
Cosí di spasimo in ispasimo, di spavento in spavento, di errore in errore, ella era giunta a tale, che ogni sera, mettendosi a letto, pregava fervorosamente il buon Dio di non destarla al mattino, di farla dormire per sempre.
Abbiamo veduto come, il giorno dopo quella sua visita a Emilio, il nonno avesse invitato a pranzo Cristina e suo marito; come questa fosse stata indettata da Noemi, di non tradirla se si fosse parlato di una cena... e come le indiscrete domande del marito Gerolamino non avessero per poco scoperto ogni cosa.
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