Dio mio, che mistero di dolore nascosto nel piú profondo del cuore deve essere stato quello che lo spinse all'atto disperato!
Giunto a capo della via vidi da lontano un crocchio di gente; ma non era sotto il balcone di Temistocle; sperai e rallentai la corsa; sentivo nel cuore uno sgomento indicibile.
Arrivai al crocchio.
- Dov'è quel meschino? - chiesi a un operaio che andava sclamando: - La Provvidenza! Un giovane di quella fatta! E dicono che c'è la Provvidenza!
- Dov'è desso?
- È là in quella bottega - mi rispose.
Vi entrai, e passando quella soglia credetti di cadere per l'emozione.
Un cadavere sanguinoso e sconciato stava disteso su una tavola...
Me gli appressai, guatandolo in viso al lume incerto di una candela...
Era Temistocle!
CAPITOLO OTTAVO
LA RIVALE DI NOEMI
- Dio salvi i sette da ugual fine! - sclamò Niso levandosi insieme a Gustavo dal sofà, su cui la mesta ricordanza del povero suicida li aveva tenuti per poco disgiunti dal resto della compagnia.
Guardò l'orologio; andò verso una parete della camera su cui stava appiccato un cappellinaio; staccò il proprio cappello dalla caviglia, e voltosi ai compagni, i quali dopo la levata da tavola avevano cessato di parlar tutt'insieme, disse:
- Belle dame e prodi cavalieri, ho l'onore di salutarvi, e di lasciarvi ai vostri amori ed alla vostra digestione. Voi sapete il mio voto. Mezzanotte sta per suonare. A rivederci domani.
A queste parole si levò qualche voce, con un oh! di rimprovero contro quel cattivo esempio di partenza. Ma quell'oh! fu coperto dai "buona notte" de' sei compagni di Niso, che sapevano per prova quanto il papà fosse irremovibile ne' suoi propositi.
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