Eppure tra lei e Teresa c'era tutta la differenza che corre dalla madamina di Milano alla lorette di Parigi; la stessa cioè che passa fra il cane ed il lupo, che sono pure d'una medesima famiglia: il cane tutto amore, fedeltà, devozione; il lupo fame ingorda, e istinti rapaci.
E Teodoro sel sapeva per prova.
Infatti Teresa non era altro che una splendida brutta-copia di francese Camelia, mentre la Gigia si sarebbe detto essere il puro e genuino tipo delle nostre crestaine.
Povera Gigia!
La sua storia a Milano è comunissima. A Torino forse, e a Parigi sopratutto - dopo la morte dell'ultima grisette - questa storia è inverosimile, anzi incredibile. A Parigi, dove tutto si compera con denaro, e tutto si vende per denaro, non si crede piú a un simile carattere. Amore, amore, e null'altro che amore, senza un solo sospetto di interesse o di egoismo, era in quell'anima pura ed ignorante come quella d'una tattuata fanciulla di tribú Irochese.
Suo padre era cocchiere in casa Cellerovigo; sua madre portinaia nella stessa casa. La Gigia con due minori sorelle era nata e cresciuta nelle stanze a terreno del paterno alloggio, con che razza di educazione... Dio vel dica. A dieci anni, levata dalle elementari, dove aveva imparato a leggere nel libro da messa di sua madre, tanto da far capire a chiunque ch'ella non ci capiva un'acca, fu mandata a scuola di modista, come fattorina minore, senz'obbligo di portar lo scatolone per le vie. A diciott'anni la Gigia che andava a scuola e tornava a casa sempre sola, quantunque fosse stata accompagnata da piú di un centinaio di cicisbei diversi, non s'era ancora innamorata di alcuno.
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