Cadde per puro amore, senza avere da Emilio una sola parola di promessa, senza concepire un solo timore per lo avvenire, piú ignorante dell'Atala, piú pura della Margherita di Goethe.
Qualche tempo dopo, un invidioso avea soffiato alle orecchie della marchesa Cellerovigo come la figlia maggiore della sua portinaia fosse sulla via della perdizione. La severa marchesa si era creduta in dovere di farla scacciar dalla casa, e la Gigia avea dovuto prender le sue poche robe, e andar a chiedere un asilo al suo amante.
Emilio aveva messa la povera discacciata in una stanza a camera, dove, tra per l'accoramento d'aver dovuto lasciar i suoi genitori, e tra per la paura di star sola di notte, ella sparse tante lagrime da ingrossarne un fiume.
Poco a poco però sí l'una che l'altra angoscia erano assai diminuite; Emilio la trattava bene, ed ella si avvezzava a star sola. A mattino andava a scuola, dove molte volte si fermava fino alle dieci della sera. Coi ventidue soldi al giorno, che vi guadagnava, viveva. Una volta che Emilio aveva tentato di lasciarle del denaro, ella s'era offesa cosí di cuore, cosí sinceramente, che il giovine non avea ripetuta l'offerta; a stenti le avea potuto regalare un taglio d'abito di seta a Natale, quello che essa indossava a cena.
Questo magnifico disinteresse; e l'amore sterminato ch'ella gli portava; e quella stessa sua profonda e ingenua ignoranza delle cose del mondo avevano prodotto in Emilio una sembianza d'affezione, che teneva piú dell'amicizia che dell'amore.
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