- Chi ti dice che ci sia giustizia al mondo, povera Gigia! Ma e poi? Tuo padre e tua madre se vengono a saperlo?
- Non vorranno uccidermi; né vorranno strapparmi dalle braccia il mio bambino...
- Sei pur buona, povera Gigia!
A questo punto Teodoro chiamò la Teresa perché volesse venirgli presso a completare un certo gruppo, in cui ella doveva figurare come la sultana.
Teresa, a cui la proposta piacque come una adulazione, si levò, e andò a far la sua parte.
La Gigia guardò Emilio che dormiva, e non veduta, venne a stampargli un bacio sulla fronte; poi, per poter piangere senza essere sorpresa, mi mise all'ombra nella strombatura d'una finestra e là sfogò in lagrime il suo dolore.
CAPITOLO NONO
DOPPIA MANOVRA
Emanuele Dal Poggio, il marito di Noemi, non era uscito totalmente illeso dal dialogo col nonno Firmiani. Le parole del buon vecchio gli aveano fatto nell'animo un'impressione, non dirò di gelosia - che era troppo orgoglioso per questa - ma di zelante inquietudine.
Uscito di casa, cammin facendo, ruminava il discorso di poco prima, e si ingolfava in pensieri su cui non si era piú fermato da un pezzo. Ma, giudicando con quel lume di freddo criterio che la natura gli aveva concesso, finí col persuadersi che la propria condotta coniugale era irriprovevole sotto ogni aspetto, e che se Noemi diventava triste e si annoiava, era ad incolparne soltanto la di lei leggerezza e la condiscendenza del nonno.
Il Dal Poggio era un uomo a sistemi. Nel suo smisurato orgoglio, d'uomo grave, credeva in buona fede d'essere maestro consumato di scienza maritale, e viveva nella fatua certezza che una donna a cui egli aveva fatto l'onore di dar il nome e la mano non potesse ingannarlo.
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