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- Che vuoi, Emanuele? - disse la Firmiani - tu sai bene che noi donne abbiamo talvolta certe cause di tristezza che non potete avere voi altri uomini d'affari...
- Frascherie! Leggerezze!
- Il nonno l'altr'ieri dopo pranzo tenne lo stesso discorso anche a me...
- Ma dunque la è un'idea fissa la sua?
- Pare.
- E che cosa gli hai detto?
- Ecco, ti confesso che sulle prime gli ho detto francamente che mi pareva che avesse le traveggole... ma poi osservando meglio Noemi, mi parve di scoprire infatti qualche cosa tra ciglio e ciglio che non aveva mai veduto.
- In verità io non saprei a che attribuire...?
- Ma le hai chiesto qualche cosa?
- Io no... Tocca a lei se ha qualche cosa a confidarlo a me.
- È verissimo... Tranne che la sia una cosa...
E qui Cristina s'interruppe fingendo che la frase che stava per pronunciare le fosse sfuggita in fallo di bocca...
- Tranne che la sia una cosa ch'ella non mi possa dire? - chiese il Dal Poggio che cominciava a sentirsi turbare seriamente.
- No, non dicevo questo nel senso che intendi tu...
- Io? Non l'intendo in nessun senso; - sclamò il marito - Che volevi dunque significare?
- Volevo significare che v'hanno in noi talvolta certe fantasticherie delle quali non vorremmo neppure render conto a noi stesse... figurati poi al marito!
- Fantasticherie? È appunto questo che non si deve! Le fantasticherie son cose da lasciarsi ai poveri poeti... Che diamine!
- Ah tu sai bene! I poeti le hanno in versi... noi donne le abbiamo in prosa...
- Oh vedi mo'; - disse il Dal Poggio affettando sempre una gran disinvoltura - io non credevo di venir oggi su questo argomento; ma, giacché ci siamo, ti assicuro che la mia curiosità con queste tue fantasticherie si è discretamente svegliata.
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