Un volume le stava aperto sul grembo, dove l'aveva posato, stanca di leggere, o piuttosto che stanca, svogliata. Il suo sguardo fisso, lungo, intento sui tizzoni, che le crepitavano dinanzi, mostrava che la sua anima era altrove.
Ella pensava ad Emilio.
A un tratto dall'orologio della chiesa vicina udí scoccare il primo tocco delle nove e mezza; e nello stesso tempo intese il passo di suo marito che attraversava il cortile sotto la sua finestra.
All'udire entrare in casa Emanuele a quell'ora cosí insolita, Noemi fu presa da quella specie di molesto presentimento, che l'assaliva ogni volta che prevedeva di dovere trovarsi da sola a solo con lui; per darsi un contegno, riprese in mano il volume, e continuò la lettura; e quando il Dal Poggio ebbe battuto sul di lei uscio colla nocca dell'indice, e, avutone licenza, si presentò sulla soglia, ella non gli levò in viso lo sguardo.
- Buona sera, Noemi; - disse il Dal Poggio avanzandosi verso di lei.
Allora staccò gli occhi dal libro e sclamò con un sorriso:
- Oh! sei tu? Cosí presto?
Nel dir cosí l'aveva guardato, e s'era accorta subito che qualche cosa di nuovo si volgeva nel suo capo. Attenta com'era a ogni moto della sua fisonomia, Noemi aveva veduto nello sguardo di suo marito un'insolita espressione, che le rimescolò nelle vene il sangue.
- Che miracolo! - continuò Noemi, deponendo il romanzo che stava leggendo sul piano del franklin.
- Sí, - rispose il Dal Poggio sedendosi - non sono stato al club... ho pensato che tu eri rimasta in casa col nonno; che a quest'ora saresti stata sola e ho detto: andiamo a tenerle un po' di compagnia.
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