Io non ho mai avuto la pretesa di discorrere a fondo di letteratura, ma un solo esempio mi basterebbe a mostrarti che hai torto...
- Oh Dio! So che cosa vuoi dire... Quegli eterni Promessi sposi! E che cosa provano del resto? Son fatti da un uomo che non conosce quasi le monete, e che da' suoi scritti non ha mai ricavato da comperarsi un cappello.
- Non capisco, Emanuele, che cosa c'entri il guadagno d'un autore col merito del suo romanzo. A me non è mai passato pel capo di scriverne; io mi limito a leggerne qualcuno di quando in quando...
- In ogni modo mi pare che per farmi un piacere avresti potuto dar totalmente il bando a queste futilità...
- Ma, ti ricorderai che ti avevo pregato di fornire tu stesso la mia piccola biblioteca. Mi sarebbe impossibile di star senza leggere. Il ricamo mi annoia... la musica mi fa male... e... non ho altro.
Ma non aveva pronunciata quest'ultima frase, che già s'era pentita d'averla lasciata sfuggire.
- Sarebbe dunque vero? - sclamò il marito - che, come mi disse il nonno, tu sia un po' in collera con me perché ti trascuro?
- Io? Perché tu mi trascuri...? Tutt'altro!... Chi ti disse questo?
- Il nonno. Egli pretende che tu sia malinconica ed annoiata. Io gli risposi che tu hai troppo buon senso per non capire che io non posso starti al fianco tutto il giorno a farti ballare sulle ginocchia. Non è vero?
- Certo! Ti assicuro che io non gli ho mai lasciato supporre d'essere annoiata. E perché dovrei esserlo?
Il marito non rispose; rimase sopra pensiero.
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Dio Promessi Emanuele
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