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E le appoggiò tre pugni cosí sodi nel mezzo del seno, che la poverina con un rantolo soffocato andò a stramazzare in terra a qualche passo da lui.
Mentre Fanfirla picchiava cosí, il coro aveva proseguito a cantare lento, intuonato, come se nulla fosse: i giuocatori non avevano neppure voltato il capo, e le compagne, fatto circolo intorno ai litiganti, si tenevano le costole dal ridere.
Quando però videro cadere la compagna, le furono intorno pietose a soccorrerla, non senza dar sulla voce a Fanfirla. Il quale, colla testa alta, lo sguardo sicuro, come se avesse fatto una prodezza, tornò a sedersi presso i giuocatori di morra.
Lisandro, che in quel punto era muto, voltosi a lui:
- Mi pare, - disse - che tu abbia fatto giú le mosche a qualcheduno, laggiú, ehn?
- Alla Pendolina.
- Che cosa ti ha fatto?
- Ammiccava col Moretto!
- Il capo d'oro?
- Sí.
- Hai picchiato sodo?
- Eh? credo che non la si potrà lamentare.
- Cosí va fatto. Bravo Fanfirla! E, dico? sono le prime che le affibbii?
- Sí, sono le prime.
- E la ti vuol bene?
- Credo, ma non lo so di sicuro.
- Eh di sicuro chi può mai saperlo? Però seguita cosí, che in poco tempo ti vorrà bene. L'amore, vedi cittolo, viene cogli sgrugni. L'amorosa è come un can barbone; quante piú gliene dai, tanto piú ti lecca le mani. Picchia forte, e vedrai come la ti verrà dietro... Adesso nota sette e cinque e sta attento che attacco io.
CAPITOLO DODICESIMO
LA SITUAZIONE DEL GIORNO
Emilio intanto travestito e solo, veniva giú pel corso democratico verso l'osteria, dove si ricordava d'essere già stato altra volta in circostanze consimili a quelle da cui era chiamato quella notte.
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Fanfirla Fanfirla Pendolina Moretto Fanfirla
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