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      Sulle quali circostanze, vale a dire sulla causa e sullo scopo della sua venuta in quel luogo, bisogna, voglia o non voglia, ch'io dica qualche cosa. E siccome questo qualche cosa deve essere essenzialmente politico e storico, cosí sarà bene ch'io ne discorra con parole di qualche autore conosciuto, che ne abbia già parlato con autorità. Le sue parole, messe qui come altrettante citazioni, avranno molto piú peso che non se fossero mie.
     
      È da sapersi dunque che "nel giro degli anni 1850, 51, 52 e 53 le nuove società segrete si erano andate organizzando, diffuse in ogni parte, ma aventi il maggior centro d'azione in Milano".
      Le condizioni della politica in quell'epoca - e chi non se ne ricorda? - non potevano essere piú miserande... Nessuna probabilità di salute dall'Italia. Il Piemonte, appena uscito dalla lotta disuguale, sbattuto di forze, aveva bensí con Azeglio - giova ricordarlo! - proclamato l'indirizzo italiano della sua politica, ma, al momento, trovavasi estenuato, pieno di magagne interne da riparare, impotente ad alcuna iniziativa popolare. L'impazienza di taluni era d'altronde illogica; se l'Italia aveva dovuto cadere nel 48 e 49, quando la rivoluzione e la libertà infiammavano il suo petto e le armi non mancavano alle sue braccia, come mai, appena vinta e prostrata, poteva ricuperare tosto le forze per tentare un altro movimento?
      A Milano dunque "erano in fase di formazione due partiti; quello dei liberali, che per distinguerli dai mazziniani chiamerò indipendenti, che aveva per iscopo l'azione preparatoria, ma senza programma politico determinato; e il partito dei mazziniani, cioè di quelli ciecamente devoti all'ex-tribuno e pronti a rispondere ad ogni sua chiamata.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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