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      Il governo dell'associazione tenevano promiscuamente mazziniani e indipendenti; ma finché stettero questi ultimi, prevalsero; e il partito popolano subordinato e tranquillo ne accettava la superiorità che l'intelligenza sempre sa imporre".
      Uno di questi capi era Emilio Digliani "e perciò erasi trovato spesso a contatto con alcuni popolani, dei quali frenava l'impeto immoderato, e l'imprudente, e forse poco onesta smania di agire".
      Non sempre però fin d'allora l'influenza dei capi valse a contenere l'arroganza e la balordaggine dei subordinati; un episodio sanguinoso di questa frenesia sciagurata di fare fu la morte dell'infelice Sciesa, di professione tappezziere, carico di famiglia, uomo di nessuna apparenza, ma di una virtú spartana. Per uno stolido e inconcludente proclama che si volle assolutamente affiggere di notte contro l'assoluto divieto dei capi, quel meschino fu preso nell'atto istesso che stava appiccandolo alla muraglia, e il giorno appresso fu fucilato. Condotto sul luogo del supplizio, fatto inginocchiare davanti alla fossa scavata, bendati gli occhi, il maggiore tedesco gli si accostò e gli offrí la salvezza della vita e la libertà se rivelava i complici. Negò fieramente. Tentò allora l'austriaco di toccarlo dal lato piú vulnerabile; gli rammentò la moglie e i figli che ei lasciava nella miseria
      Provvederà ad essi la patria" rispose; e morí senza dir parola.
      V'erano per soprammercato i capi mazziniani che sin dal 51 meditavano un colpo di mano in grandi proporzioni.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





Emilio Digliani Sciesa