Emilio seguitò:
- Ficcatelo, dunque, bene in mente. C'è a Milano sei persone, che tu non conosci, che non hai mai vedute, ma che sanno chi sei tu, e come operi, e come pensi. Al primo tentativo che la polizia facesse per mettermi addosso le mani, ricordati bene che i sospetti cadrebbero sopra di te... e allora non ti garantisco che ti potesse capitare un brutto scherzo. Hai capito? Uomo avvisato, mezzo salvato.
- Questa però è un'ingiustizia! - sclamò Paolino, con voce da vigliacco - Perché dovrò essere io solo responsabile di ciò che potrebbe venir in mente alla polizia?
- Perché non c'è altri che tu, che possa soffiare.
- Non è vero... le cose le sa anche Lisandro.
- Lisandro è stato messo in guardia a suo tempo, da chi si deve; del resto egli non ha mai fatto il tuo infame mestiere di mettere a prezzo il segreto, e di farsi pagare a peso d'oro il silenzio, come usavi con chi mi precedette, e come hai tentato di fare anche con me.
- Io non ho messo a prezzo nulla; - disse Paolino sempre piú dominato dal fiero contegno di Emilio - dico soltanto che per far le cose a questo mondo ci vuol denaro, perché nessuno lavora per nulla, ed io non li trovo per la strada come i ciottoli i marenghini.
- Ma che? credi tu di parlar con un imbecille? In soli sei mesi ch'io ti conosco non sono forse passate dalle mie nelle tue mani piú di duecento svanziche, oltre la paga per te e i tuoi compagni?
- Ebbene? - rimbeccò Paolino - Era forse roba sua? Lei non ne piglierà forse del denaro dai signori di Londra?
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