Il giorno dopo ripartiva per chissà dove. Passarono cosí altri sette anni, e venne il quarantotto. Tu partisti colla legione Manara, ed io, dopo la battaglia di Novara, andai, come sai, a star in campagna. Un giorno, venuto a Milano nel giugno del 50, mi pare, passeggiando sui bastioni, vidi una carrozza molto elegante, fermata dinanzi ai cancelli della scalinata che mette nei giardini pubblici, da cui smontarono una bellissima giovine, e tuo padre, a cui ella diede il braccio in modo, che capii subito che la doveva essere sua moglie. Ne chiesi conto alla sera, e mi fu detto infatti che egli si era ammogliato da qualche mese. E fu allora che finii di perdere la speranza ch'ei potesse pensare ancora a riconoscerti
.
- E non mi direte chi sia quest'uomo? - chiese Emilio che aveva ascoltato quel racconto in religioso silenzio.
- È impossibile! E che t'importa del resto di saperlo? Dio voglia tener lontano il momento in cui... Sí... Che t'importa di saperlo? - ripigliò tosto per sviare l'attenzione di Emilio da quella frase che aveva interrotta - Ei non merita il tuo amore. Tu porti un nome diverso dal suo, un nome che non devi né puoi cangiare in qualunque caso. Ti sei fatta una posizione indipendente, non hai piú bisogno né di lui, né di me...
Poi con un sospiro:
- Solo che tu volessi accettare quelle proposte...!
- Caro tutore; - disse Emilio mestamente - voi siete persuaso che non è un'idea di interesse che mi spinge a conoscere mio padre. Ma voi avete ragione! Che mi deve importare di lui?
| |
Manara Novara Milano Emilio Emilio Emilio Dio
|