- In istrada per esempio; - continuò Cristina - all'uscir di chiesa... al passeggio... che so io! Fortunatamente, ripeto, tua moglie è troppo ragionevole... è troppo virtuosa per lasciarsi andare a certe tentazioni... e del resto il giovine che potrebbe darti un po' di ombra è troppo impegnato con un'altra donna per pensare a lei.
- Vuoi dire quella crestaia di cui mi parlasti ieri? - chiese il Dal Poggio un po' ingenuamente.
- Sí, quella che doveva venire ieri a portarmi un cappello, e che aspetto oggi fra poco.
Allora, per dar sempre piú colore alla cosa, cominciò a parlar di tutt'altro, come se fosse stanca di star su un argomento che avesse per lei poco interesse.
Il Dal Poggio, preoccupato invece, rispondeva secco, svogliato, a frasi tronche. Cristina, senza mostrare di andarsene, continuava con una vivacità ed una parlantina, che avrebbero fatto onore a qualunque deputato, finché il servo, aperto l'uscio, annunciò la modista.
- Dille di entrare; - rispose la Firmiani; e voltasi al Dal Poggio ridendo - Vedrai che bella ragazza è la rivale di tua moglie...
- Cristina!
- Oh sta a vedere che non si possa proprio dir una sola parola in ischerzo con te!... Adesso poi, Emanuele, mi scuserai se le gravi cure della mia acconciatura mi chiamano a tutt'altro ordine d'idee.
La Gigia entrò.
Si vedeva ch'ella aveva pianto di recente; i suoi occhi erano gonfi e rossi di lagrime; le occhiaie profonde; la guancia piú pallida del consueto. Un grande accoramento le stava dipinto ne' tratti. Salutò Cristina con un mestissimo "riverisco" e fe' un cenno di capo al Dal Poggio che la stava osservando con molta curiosità.
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