- Chi sarà mai questa signora? - chiese egli, con voce insinuante, alla fanciulla.
La Gigia non rispose.
- Basta! - disse Cristina andando verso di lei, mostrando al Dal Poggio di voler scongiurare la tempesta col troncar quel dialogo. - Dirai dunque alla madame che il cappello mi piace, e che domani passerò di là per una acconciatura da festa da ballo.
Il Dal Poggio intanto si era levato, e s'era accostato a loro.
- Io conosco, - diss'egli alla Gigia - un mezzo facilissimo e potente per riacquistare l'amore d'un amante che comincia a diventar infedele.
La fanciulla levò gli occhi in viso a quell'uomo che le faceva balenar dinanzi una sí bella speranza e lo interrogò collo sguardo senza dir parola.
- Va, ragazza mia, non dargli ascolto; - sclamò la Firmiani, sicura ormai del fatto suo.
La Gigia la salutò, e uscí dalla camera.
- Resta, Emanuele... ascolta; - disse la Firmiani fingendo di tentare un ultimo sforzo per distoglierlo dal seguire la modista. Ma il Dal Poggio salutatala con un cenno di mano, si avviò frettoloso a raggiungere la Gigia.
Quando fu sulla scala le si portò al fianco e le disse con voce ferma:
- Dunque vuol ella che io m'interessi a farle riavere il suo Emilio?
La Gigia si arrestò con un piede su un gradino e l'altro su quel di sotto, e guardò il Dal Poggio con un po' di diffidenza.
- Ella vuol scherzare, - disse - non ho tempo né voglia di scherzare.
- Le pare che io scherzi?... Io le giuro che ne ho il mezzo.
- Perché si prende questo interesse per me?
- Perché mi dispiace di vederla addolorata, e ripeto, io ho il mezzo di far ciò che ella desidera, mentre forse altri non l'hanno.
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