.. Non fa bisogno di dirvi che non mi abbisognarono molte ricerche per persuadermi che voi siete... la piú impudente e la piú infame...
S'arrestò. La vilissima parola che stava per pronunciare e che ognuno avrebbe indovinato dall'indicibile disprezzo ond'era atteggiata la fisonomia di quell'uomo, non fu pronunciata che mentalmente.
Noemi sentí l'atroce insulto e alzati vivamente gli occhi in viso a suo marito, disse con fierezza:
- Emanuele!
Il Dal Poggio, in apparenza calmo, pareva stesse aspettando quella parola.
- È vero; - continuò con crescente disprezzo - voi non siete ormai neppur degna dei miei insulti; vi assicuro, se non si trattasse che della vostra persona, poco o nulla mi importerebbe, perché ormai io non so nemmeno piú che voi esistiate;... ma siccome le leggi non mi permettono di uccidervi, come meritereste, e siccome voi portate sempre il mio nome, cosí è bene che sappiate che un Emanuele Dal Poggio non può permettere che una donna che porta il suo nome sia una donna perduta. Questa è la sola ragione che mi obbliga a volgervi ancora la parola, e che mi trattiene perfino dallo sconciarvi il viso colle mie mani...
A questo nuovo e strano insulto Noemi si sentí ritornare nell'animo tutto il suo coraggio e la sua avversione. Si alzò indegnata e fremente, come avrebbe potuto fare una donna incolpevole, e invece di cercare di scolparsi o di placare quel terribile sdegno, fe' cenno di ritirarsi.
- V'ho detto di star seduta; - disse il marito snodando le braccia dal petto, senz'alzar la voce, e facendo un gesto a cui era impossibile di non ubbidire - Ah credete forse d'impormi, - continuò egli, cogli occhi sempre socchiusi e con un sorriso di fredda e feroce ironia - credete forse d'impormi con quelle vostre arie da regina oltraggiata?
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