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      Avrei desiderato non parlarvi di ciò, e tenervi nascosta questa mia sciagura;... ma non sapevo in qual modo avrei potuto farvi persuaso che è indispensabile ch'io parta da Milano in questa stagione.
      Il nonno, col gomito appoggiato sul ginocchio e il mento nella destra, stava meditando con muto dolore.
      - E averlo preveduto! - sclamò poi - Ma forse non si era già piú in tempo... Povera Noemi!
      - Non è lei che dovete compiangere, caro nonno; -: disse il Dal Poggio levandosi con dispetto e mettendosi a passeggiare per la stanza - no, non è lei, che ci ha ingannati ambedue ignominiosamente, vituperevolmente...
      - Là, là;... - sclamò il vecchio facendo cenno colla mano al nipote di calmarsi - Oggi sono io che ti prego di non dire delle frasi inutili. Ormai, ciò che è, è; gli omèi sono superflui. È dunque meglio che pensiamo al modo migliore di guarirla... E prima di tutto ti prego di raccontarmi chiaramente le cose come stanno, giacché le tue parole vaghe e senza conclusione potrebbero lasciarmi credere piú di quello che è realmente.
      Allora il Dal Poggio si mise a raccontargli in pochi tratti la dolorosa istoria: le due visite a Cristina, la rivelazione della Gigia, e sopratutto la tacita confessione di Noemi.
      Quel dialogo continuò cosí un'ora buona. Io però ne farò grazia ai lettori per due grandi ragioni: la prima è che in esso furono ripetute le idee già espresse e accennate indietro, la qual cosa lo renderebbe necessariamente un po' monotono; la seconda è che ormai la storia ha bisogno d'esser condotta al suo fine con assai rapido corso.


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La scapigliatura e il 6 febbraio
di Cletto Arrighi
pagine 243

   





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