Poco prima delle due, Noemi mandò fuori una mano dalla finestruola anteriore della vettura, e a colui, che si volse indietro, disse di tornare dov'era stato la prima volta. Alla finestra c'era il segnale. Lasciò la carrozza alla porta; entrò sicura come donna che non ha piú nulla da temere; montò le scale; trovò aperto l'uscio di Emilio, e attraversata l'anticamera, si presentò sulla soglia della sua stanza da letto.
Al fruscio della veste di Noemi, al calpestío ben noto e affrettato dei suoi piedini sul pavimento, Emilio s'era levato precipitosamente e le si era slanciato incontro; non cosí presto però che ella non si lasciasse vedere da un'altra persona, che stava in quella camera con lui, e che al di lei presentarsi sull'uscio si era anch'essa levata da sedere.
Noemi, al veder quello sconosciuto, s'era arrestata con una leggera esclamazione di sorpresa, e tornando a calarsi in fretta il velo sugli occhi, si era ritratta indietro.
Emilio la prese per mano, e conducendola verso l'uscio di un piccolo gabinetto di contro alla stanza d'onde era uscito:
- Cara, - le disse - tu qui oggi? Io ero ben lungi dall'aspettarti... Ma tu sei troppo imprudente, mia Noemi.
- Che importa? Ormai la prudenza è vana. Chi è quel vecchio di là?
- È il professor Bartelloni, mio tutore:... quello di cui ti parlai appunto ieri... Egli stava ancora parlandomi di te.
- Perché sei mesto? Che ti diss'egli?
- Vorrebbe a ogni costo ch'io ti lasciassi.
- Il disgraziato! E tu?
- No, io non ti lascerò finché avrò un fiato di vita.
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