..
- Dunque ella vuole che parli io? - lo interruppe il Dal Poggio livido di sdegno represso - Che può ella rispondere a me? Ho il diritto di entrare qua dentro? Fra noi c'è o non c'è una partita da aggiustare? Che pretende ella di fare...? Io sí, pretendo da lei che mi abbia a dire dov'è quella donna che è venuta poc'anzi a mettersi sotto la sua protezione... M'intende ella, m'intende?
Queste frasi febbrili, sconnesse, uscivano come sibilando dalle labbra dello sventurato, che quantunque trattenuto indietro dal conte, si curvava innanzi colla persona verso Emilio, e gli tendeva minaccioso il braccio che gli restava libero.
- Io non ho mai dato a nessuno il diritto di chiedermi conto delle mie azioni, signore; - rispose Emilio freddo e sprezzante - La prego di uscire.
Il Dal Poggio a quest'intimazione si sentí montar il sangue alla testa, e alzando terribilmente la voce, corse all'insulto:
- Siete un miserabile furfante, - gridò - Questo vi valga come uno schiaffo sul viso.
Un grido soffocato si udí nel gabinetto dove era nascosta Noemi e il rumore di un corpo che cade...
Ma prima che Emilio pensasse a vendicare in qualche modo l'oltraggio, si sentí recinta la persona da due braccia robuste che lo trattennero, e udí dietro l'orecchio la voce del tutore che cercava di calmarlo.
- Non temete, - diss'egli a Bartelloni - non sono un facchino io.
E, voltosi freddamente al Dal Poggio, riprese:
- Questa sera i miei padrini saranno da lei; ella mi dovrà dare strettissima ragione di quelle parole.
| |
Dal Poggio Emilio Emilio Dal Poggio Noemi Emilio Bartelloni Dal Poggio
|