I moderni romanzieri, per togliersi dall'imbarazzo, e per chiudere degnamente il capitolo, fanno svenire molto volentieri i loro protagonisti, e cominciano poi il susseguente colla solita formola:
Quando Arturo - o Armando - o Alfredo - fu tornato in sé, volse gli occhi intorno, ecc. ecc.
Nella Fanny - il romanzo dalle 28 edizioni, che da' critici diversi fu chiamato, a vicenda, poema ed obbrobrio, capolavoro ed aborto - il protagonista, un certo Roger, ha la bontà di svenir quattro volte in sei o sette pagine...
Poverino! Una pagina e mezza per svenimento!
Cosí pressapoco degli altri.
Ora, dico il vero, pensando a questa morbosa sensibilità di fibre, ho paura che, a' miei lettori assuefatti a leggere romanzi francesi, non faccia brutto effetto quello di vedere che Emilio, dopo l'orrenda scoperta, si sia accontentato di cadere come attonito sopra una sedia, senza perdere i sensi; nondimeno, la verità innanzi tutto, anche a costo di far sembrar troppo freddo e ragionevole il mio protagonista.
Il professore Bartelloni - mentre il vecchio Firmiani porgeva aiuto a Noemi nell'attiguo stanzino - tornò sollecito verso il misero giovine... e sollevatolo di là, lo condusse nella sua camera per toglierlo dalla vista della partenza di colei che egli doveva perdere per sempre.
Inerte, colla testa chinata sul petto, colle braccia cadenti lungo il corpo, Emilio si lasciò condurre dal buon vecchio, senza opporsi, né prestarsi in alcun modo, senza dir una sillaba in risposta alle parole di conforto ch'ei gli dirigeva, senza spargere una lagrima sola.
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