- sclamò Gastoni ridendo - Se sapeste, professore, che cosa diamine ero andato fantasticando io su quella signora!
- Che cosa eravate andato fantasticando?
- Un romanzo o poco meno. Nel ripensare ad Emilio, ed all'amore ch'essa gli portava, io, di fantasia in fantasia, mi ero andato imaginando che la poverina, disperata per la sua morte, fosse andata a ricoverarsi in qualche convento, e mi figurava già di trovarla sotto le spoglie di suora di carità ad assistermi forse in qualche ospedale di Crimea... che so io...? Non avrei però mai imaginato di ritrovarla con suo marito. È proprio vero che la realtà è al disotto della immaginazione.
- Molto meno di quello che credete, caro Gastoni; - disse il filosofo con un sorriso espressivo - Si vede che voi siete stato due anni a Parigi. Mi concederete che il vostro romanzo colla vostra suora di carità avrebbe avuto uno scioglimento molto ordinario. Venite; - continuò egli levandosi - studiate il contegno di quella donna e di quel marito e me ne saprete dire qualche cosa. Troverete con loro un'altra persona che non vi aspettate certo di trovar qui sul lago, e tanto meno coi Dal Poggio.
- Chi è mai?
- La Gigia col suo bambino; il figliuolo del povero Emilio.
- Ah bah! - sclamò Gastoni - Vedo che la cosa si fa sempre piú interessante. La Gigia viaggia insieme alla signora Dal Poggio?
- Non solo, ma il marito ha adottato l'Emilietto; Noemi le fa, si può dire, da madre; e la Gigia se la tengono come una sorella.
- Comincio a credere anch'io che talvolta nella realtà ci possa essere piú romanzo che nel romanzo.
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