I contemporanei debbono tenersi vicini ai fatti, ed anche vicini a se stessi, poichè la storia proprio da loro esigerà molto. Devono rinunciare a giudicare e a descrivere quegli avvenimenti ai quali non abbiano direttamente partecipato. Inoltre debbono non tanto abbandonarsi a descrizioni e a citazioni di documenti «per fare della storia», quanto piuttosto preoccuparsi di trascrivere le loro esperienze personali, quando ne abbiano. Altrimenti rischiano di porre in ombra l'essenza più profonda, l'anima dei fatti, oppure, cosa ancor peggiore, di tralasciarla, quindi di ingannare interamente il lettore e lo storico. Naturalmente può darsi che anche la loro esperienza immediata comprenda errori e imprecisioni. Ma nel nostro caso non sarebbe di grande peso. Essi darebbero un quadro vivo e fedele degli avvenimenti, facendone comprendere la natura essenziale, ed è quel che importa. In un secondo tempo, comparando le loro descrizioni con i documenti e con l'altro materiale, sarebbe facile eliminare gli errori. Per ciò il racconto di chi sia stato partecipe e testimone degli avvenimenti è di particolare importanza. Quanto più completa e profonda sarà stata l'esperienza personale tanto più importante sarà il lavoro e tanto più presto dovrà essere compiuto. Se poi chi ha partecipato ai fatti può disporre anche di documenti e di informazioni d'altri testimoni, il racconto acquisterà un significato di primaria ed essenziale importanza.
So di avere il compito di scrivere intorno al machnovismo: ma lo farò a suo tempo e luogo, in modo da illuminarlo convenientemente.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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