Arscinov passò quindi circa due anni all'estero, quasi sempre in Francia, e ritornò in Russia soltanto nel 1909, dove in condizioni di illegalità fece propaganda anarchica tra gli operai e ne fu anche attivo organizzatore per un anno e mezzo.
Nel 1910, sorpreso dal governo austriaco mentre voleva spedire in Russia armi e pubblicazioni anarchiche, fu arrestato e gettato nella prigione di Tarnopol. Dopo un anno, su richiesta del governo russo, fu consegnato alle autorità di Mosca, accusato di avere compiuto atti terroristici e dal supremo tribunale militare moscovita condannato a 20 anni di lavori forzati.
Scontò la pena nella prigione moscovita di Butyrki.
Qui nel 1911 conobbe il giovane Nestor Machnò, che l'anno prima era stato condannato ai lavori forzati a vita, anch'egli per atti terroristici, e già precedentemente aveva sentito parlare del lavoro di Arscinov nel sud, quando non lo conosceva ancora. I loro rapporti durante la vita di prigione furono camerateschi; ambedue uscirono allo scoppio della rivoluzione, nei primi del marzo 1917.
Machnò si pose subito all'opera rivoluzionaria nella regione nativa di Guliai-Pole, in Ucraina. Arscinov restò a Mosca e prese parte attiva al lavoro della federazione moscovita dei gruppi anarchici.
Quando, dopo l'occupazione austrotedesca dell'Ucraina nell'estate del 1918, Machnò venne per qualche tempo a Mosca a consigliarsi con i compagni, abitò insieme ad Arscinov. Così si conobbero meglio e discussero vivacemente il problema della rivoluzione e dell'anarchismo.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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