Quando dopo due o tre settimane Machnò tornò in Ucraina, restò d'accordo con Arscinov di mantenere i contatti. Promise di non dimenticare Mosca e all'occasione di aiutare il movimento con mezzi finanziari. Parlarono anche della necessità di fare un giornale... Machnò tenne la parola data: spedì a Mosca del denaro che però non giunse nelle mani di Arscinov e gli scrisse ripetutamente. Lo invitava a venire in Ucraina, lo aspettava e s'inquietava perchè Arscinov non voleva saperne.
Dopo qualche tempo il nome di Machnò comparve su tutti i giornali quale guida di una considerevole formazione di volontari.
Nell'aprile 1919, proprio all'inizio del movimento machnovista, Arscinov venne a Guliai-Pole e d'allora in poi restò quasi continuamente nel territorio machnovista, sino alla fine del movimento, nel 1921. Si occupò sopratutto dell'istruzione popolare, ma partecipò anche a lavori organizzativi; per molto tempo fu alla testa della commissione per la cultura e l'educazione popolare e redattore del giornale degli insorti «Put k svobode».11 Soltanto nell'estate 1920 abbandonò il territorio degli insorti, perchè il movimento era crollato, e perse il manoscritto sulla storia del movimento, ormai pronto per la stampa. Dopo breve assenza, con grande fatica gli riuscì di ritornare nel territorio machnovista circondato d'ogni parte da bianchi e da rossi e vi rimase sino all'inizio del 1921.
All'inizio del 1921, quando il governo sovietico organizzò il terzo tremendo pogrom contro il movimento,12 Arscinov lasciò la regione con un compito preciso: terminare la storia del movimento machnovista.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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